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“Il mio posto è al via insieme ad altre atlete donne”: parla Valentina

L’agonismo, la paura di dover rinunciare allo sport, la necessità di vivere in pace con sè stessi: nelle parole di Valentina Petrillo l’emozione di un traguardo

 

“Al via nella categoria donne io sono al mio posto, è lì che devo stare”: trovare il nostro posto nel mondo è l’obiettivo di tutte le vite, a volte è difficile identificare questo posto, spesso è difficile raggiungerlo, sicuramente è stato complicato per un giovane ipovedente nato a Napoli, trasferitosi a Bologna per studiare, che dopo anni di vergogna e paura riconosce che il suo posto nel mondo è tra le donne e deve fare di tutto per farlo accettare anche agli altri, per non sentirsi un fenomeno o uno stereotipo, ma una persona.

In questi giorni la cronaca ci offre storie esemplificative della impossibilità, a volte, di farsi accettare per quel che si è. "L'inferno dei viventi non è qualcosa che sarà; se ce n'è uno, è quello che è già qui, l'inferno che abitiamo tutti i giorni, che formiamo stando insieme. Due modi ci sono per non soffrirne. Il primo riesce facile a molti: accettare l'inferno e diventarne parte fino al punto di non vederlo più. Il secondo è rischioso ed esige attenzione e approfondimento continui: cercare e sapere riconoscere chi e cosa, in mezzo all'inferno, non è inferno, e farlo durare, e dargli spazio". Nelle parole di Italo Calvino, che chiudono “Le città invisibili”, c’è la lotta messa in campo da Valentina Petrillo per guadagnarsi il suo personale non inferno e riuscire a vivere a pieno la sua vita, una vita fatta di affetti, di lavoro e di sport. Una lotta condivisa da tante persone che vivono la sua condizione e che a volte porta ad esiti estremamente drammatici, come accaduto nei giorni scorsi in provincia di Napoli. Valentina ce l'ha fatta, anche grazie alla sua famiglia.

“A un certo punto sono scoppiata - racconta Valentina, intervistata dalla redazione del Giornale Radio Sociale alla vigilia dei Campionati paralimpici di Jesolo - non ce l’ho fatta più a vivere una vita che non era la mia e ho deciso di intraprendere il percorso di transizione. La stessa cosa è successa nello sport: piuttosto smetto di correre, mi sono detta, ma non sono più disposta a violentarmi per correre tra gli uomini. Io amo correre, mi piace la corsa veloce e l’emozione che mi dà: da ipovedente le gambe rappresentano la mia sicurezza, e la corsa è il momento in cui mi sento più libera e sto bene con me stessa. Per me correre è una necessità, amo partire dai blocchi, sentire lo starter, l’emozione di essere tutti sullo stesso blocco per gareggiare insieme”.

ASCOLTA L’INTERVISTA INTEGRALE A VALENTINA PETRILLO

Per uno strano scherzo del destino l’ultima gara tra gli uomini Valentina l’ha corsa a Jesolo, dove venerdì 11 e sabato 12 settembre è partita per la prima volta insieme alle donne. Tre vittorie sulle tre distanze, 100, 200 e 400 metri, ma forse non sufficienti per garantirsi il posto alle Paralimpiadi di Tokyo 2021. “Le linee guida del Cio che permettono di gareggiare a persone che hanno effettuato il cambio di sesso risalgono al 2015: sono fortunata ad essere nata in un tempo in cui questo è possibile. Io sono una sportiva, sono competitiva e mi viene naturale vivere la mia passione per lo sport, ma all’inizio non è stato facile. Quando ho comunicato la mia decisione alla Federazione atletica leggera nessuno sapeva se fosse possibile per me continuare a gareggiare e in che modo. Dopo tantissime ricerche ho trovato l’esperienza di Joanna Harper, medico trans canadese consulente del Cio per le linee guida, che ha effettuato studi sull’incidenza del testosterone nelle prestazioni sportive. Grazie a lei ho avuto la conferma che è possibile gareggiare nella categoria prescelta a prescindere dal sesso dichiarato sul documento. In italia e nell’atletica leggera sono la prima, faccio parte anche di un progetto di studio della Iaaf che mi sta seguendo da prima della transizione per valutare l’andamento delle prestazioni collegate al testosterone”.

Mercoledì 23 settembre Valentina Petrillo è stata ospite della trasmissione di RaiUno "Oggi è un altro giorno" GUARDA IL VIDEO (a partire dal minuto 1'30'')

Sull’esperienza di Valentina si sta realizzando un film documentario, “5 nanomoli - Il sogno olimpico di una donna trans”, prodotto da Etnhos e da Gruppo Trans, con il sostegno di Uisp e Arcigay-Associazione Lgbti italiana. Il film viene sviluppato con la consulenza di Joanna Harper e con il coinvolgimento di organizzazioni statunitensi, tra le quali la rivista Outsports, che si occupano della corretta rappresentazione delle persone trans nei media.

“Fare una transizione di genere femminilizzante è pesante per chiunque, inoltre, io perdevo in velocità, potenza, recupero; dopo un mese ero ingrassata di 10 chili e dopo tre mesi non riuscivo nemmeno più a correre. Ci è voluta molta determinazione per decidere ogni giorno di continuare ad allenarmi, quando non riuscivo a fare più di un giro di pista… Spero che il mio esempio aiuti a cambiare il modo in cui vengono guardate le persone trans: purtroppo veniamo sempre collegati a contesti squallidi, prostituzione, emarginazione, in cui io non mi riconosco. Io faccio una vita normale: lavoro, corro, ho una famiglia e dei figli, che amo e che mi amano per quello che sono. Le persone che mi conoscevano prima della transizione hanno dovuto abituarsi, ma sanno che sono rimasta la stessa e che non ho niente di cui vergognarmi. Il mondo dello sport è sessista per natura, basato sulle categorie maschile e femminile, ed io capisco la difficoltà di comprendere la mia vita e le mie esigenze. Ma cominciare a visualizzarci nella vita normale, come persone che conducono esistenze uguali alle altre, può essere un modo per cambiare questi stereotipi. Non voglio essere ricordata per quella che ha fatto la storia, vorrei semplicemente poter vivere la mia vita, ma sarei felice se la mia esperienza potesse essere d’aiuto ad altri giovani che come me crescono nella paura”.

L’atleta è stata intervistata per la TgR Rai Emilia Romagna dal giornalista Nelson Bova: “Ho iniziato a fare atletica in maniera seria nel ‘95 qui a Bologna - racconta Valentina - sono stata sempre famosa per essere veloce”. 

GUARDA IL VIDEO del servizio della TgR Rai

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